Deutsch: Stemma del vescovo italiano Domenico Pompili, vescovo di Rieti
Descrizione araldica: D’argento, albero con radici, fogliato di verde. Al capo d’azzurro, caricato di tre stelle (8) di oro, poste 1, 2.
Interpretazione:
Lo stemma episcopale di Domenico Pompili, Vescovo di Rieti, utilizza il blasone di famiglia, rinvenuto in un portale del suo paese di Acuto: un albero in florida fogliazione sormontato da tre stelle d’oro. Nella simbologia araldica, fin dal XII secolo, l’albero è da sempre simbolo di “concordia” e, quando viene rappresentato con i rami coperti di foglie e non secchi, è anche segno di “vitalità”. Nello specifico, il verde dell’albero richiama la terra reatina caratterizzata da una sequela di floride catene montuose dove scorrono innumerevoli sorgenti di acque potabili, di rara purezza.
Lo sfondo su cui campeggia l’albero è in argento, simbolo della trasparenza, quindi della “verità” e della “giustizia”, doti indispensabili a sostegno dell’impegno pastorale del Vescovo. Il capo dello scudo è occupato da tre stelle, astro da sempre simbolo di luce e di orientamento, che evoca la “luce” del mistero della Trinità, ma allude anche a Maria, la madre di Dio e della Chiesa. Le stelle sono posate su di uno sfondo azzurro, colore simbolo del “cielo” e quindi dei desideri che fanno da contrappeso al radicamento alla terra di cui l’albero è immagine. Le stelle e l’albero riescono ad evocare la bellezza e la freschezza di un’area naturalistica che rappresenta il “cuore blu” di questo territorio, che incantò San Francesco tanto da farne la sua terra di adozione, “la valle santa”.
Il motto: UT FRUCTUM AFFERATIS
Le tre parole del motto episcopale si ispirano al capitolo 15 del Vangelo di Giovanni. In esso il legame tra la vite e i tralci descrive la profonda e vitale intimità del rapporto tra il Maestro e i suoi discepoli. Il denso testo giovanneo giunge all’apice con la seguente affermazione: ”Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (15, 16).
La stringatezza che esige un motto, dando per acquisito l’andare, che oggi particolarmente segna la stagione ecclesiale di Papa Francesco, si concentra così sull’augurio che si apre al futuro: “affinché portiate frutto”. L’uso del singolare a proposito del frutto ne sottolinea con più forza la necessità; mentre il plurale del verbo lascia intendere la pluralità del popolo Dio, di cui il Vescovo è fatto pastore
Referimento: